Chichen Itza è uno dei monumenti storici più importanti della cultura maya e consente ai turisti di ritornare al passato e immaginare come scorresse lenta la vita tra questi meravigliosi e suggestivi blocchi di pietra.
Le rovine sono conservate in un ottimo stato e il sito è dal 1998 Patrimonio dell’Umanità Unesco.
La piramide più alta è chiamata “El Castillo” e al suo fianco sorgono il campo da gioco della pelota (un antenato del calcio), uno straordinario osservatorio astronomico, l’altare sacrificale dove venivano venerati gli dei (un tempio dedicato ai guerrieri giaguaro) e infine l’ossario.
Poco distante, nascosto nella giungla, si erge l’altare sul ciglio di una voragine naturale profonda oltre 20 metri nella quale venivano lanciate giovani fanciulle vergini per placare l’ira del Dio Chaac, divinità della pioggia.
Un’altra macabra pratica era quella di fasciare la testa delle bambine attorno a due assi di legno per modificare la forma del cranio facendolo diventare allungato. Infine, i Maya sceglievano di limarsi i denti per assomigliare alla divinità Quetzalcoatl, il Dio serpente.
La parte più antica della città è costruita con motivi molto più semplici e meno lussuosi ed era dedicata ai contadini, mentre gli edifici pensati per funzioni religiose sono sfarzosi e decorati fin nei minimi dettagli. Il periodo d’oro di Chichen Itza fu tra il 900 e il 1200 per poi venire completamente abbandonato decenni prima dell’arrivo dei conquistadores. La fondazione della città viene posta in un periodo che va dal 435 al 600 dopo Cristo.